martedì 29 maggio 2007

MERCOLEDÌ 18_GIUGNO_2003 › ATTUALITÀ

La scoppio dell’esplosivo ha provocato solo danni all’edificio. Le indagini non escludono nessuna pista
Bomba al liceo spagnolo di Roma





ROMA Un atto dimostrativo o un attentato terroristico. Non una ragazzata. Dalle frange anarco insurrezionaliste all’Eta. Nessuna pista è esclusa. Forse anche un gesto di vendetta isolato. L’esplosione che alle 4,45 di ieri mattina ha divelto il portone del «Liceo Espanol Cervantes», in via di San Pancrazio, all’inizio del Gianicolo e a due passi da Trastevere, non ha ancora una matrice. Ma sembra privilegiata la pista anarchica. Poco meno di mezzo chilo di esplosivo ad alto potenziale: un ordigno rudimentale confezionato probabilmente in una pentola a pressione con un timer.
La bomba è stata lasciata davanti all’ingresso della scuola, l’esplosione ha divelto la parte bassa del portone di ferro, alto circa 3 metri, la targa dell’istituto e i primi tre gradini. I vetri delle finestre sono andati in frantumi per l’onda d’ urto.
Tutte le ipotesi al vaglio dei carabinieri del nucleo operativo e del Ris di Roma. La pista terroristica viene valutata con grandissima cautela, il coordinatore del pool Franco Ionta, che ha avocato l’inchiesta, deciderà a seconda degli sviluppi delle indagini, se mantenere la titolarità del fascicolo. Si indaga per detenzione e porto di materiale esplosivo a fini terroristici. Ed è tramontata quasi subito l’ipotesi che vedeva tra i sospettati proprio gli studenti. Saranno gli esami tecnici a stabilire il tipo di ordigno e di materiale esplosivo, forse quello più facilmente reperibile utilizzato nelle cave, ma non soltanto. Gli esperti del Racis hanno raccolto ogni frammento, anche il più piccolo, cercano la «cosiddetta firma», lasciata da chi ha assemblato la bomba. La scuola spagnola, che ha sede in un prestigioso edificio del 1862, ospita 334 studenti. Dai 3 ai 18 anni, quasi tutti italiani figli di spagnoli. Lo scoppio è stato violento. Ha svegliato gli abitanti della zona. Danneggiate anche alcune vetture in sosta.
«E’ stato senza dubbio un attentato terroristico, anche se fino ad oggi non abbiamo mai ricevuto minacce. Siamo allibiti - dice Jose Maria Jimenez Serrano, preside dell’Istituto - l’unico avvertimento era arrivato dall’ambasciata spagnola, all’indomani dell’invio delle buste bomba alla compagnia Iberia. Il documento invitava alla cautela il personale addetto all’apertura della corrispondenza». Una decina di anni fa, la scuola di lingue Cervantes nel quartiere Salario, fu bersaglio di un attentato, poi rivendicato dall’Eta. «La mia impressione è che si tratti di qualcosa di altro - dice ancora il preside - anche se l’Eta è la prima cosa che viene in mente. Mi chiedo però che senso abbia un atto terroristico».
Arrabbiati, attoniti, impotenti i professori e gli alunni. Ieri mattina, la prima prova degli esami di maturità si è svolta ugualmente nei locali dell’Accademia. Una pista interna alla scuola? «Neanche a pensarci - dicono i ragazzi - un atto vandalico ideato e attuato da uno di noi è un’ipotesi assurda e lontana. Quello che temiamo è lo spettro del terrorismo». I nove ragazzi, che hanno appena terminato la prima prova della maturità non nascondono la paura. «In Spagna, i nostri amici e i nostri parenti - racconta uno studente - sono abituati a convivere con le azioni dell’ Eta. In questa città, in questo quartiere, in queste strade familiari così serene, ci sembra un’ipotesi impossibile».
Valentina Errante